Intervista a Karel Beran, ex Console generale a Milano, nuovo direttore dell’ufficio di CzechTrade nella capitale lombarda

Intervista a Karel Beran, ex Console generale a Milano, nuovo direttore dell’ufficio di CzechTrade nella capitale lombarda

 

di Roberto Franzoni
 
In qualità di ultimo console ceco a Milano, qual è la sua opinione circa la trasformazione dello storico consolato di Milano in semplice consolato onorario?  
In primo luogo dovrei accennare ai motivi principali che hanno fatto nascere la necessità di arrivare ad una tale decisione. Tali motivi sono l’ingresso nella UE e in particolare il recente ingresso nell’area Schengen, circostanze che hanno determinato un enorme avvicinamento della RC all’Italia e agli altri paesi tradizionalmente membri della UE. Nella pratica ciò comporta una semplificazione di tutte le attività bilaterali in ogni campo, dalla politica estera, al commercio, fino al turismo. In tal modo le comuni attività di un consolato generale vengono superate o possono essere assicurate istituendo un consolato onorario. 
D’altra parte si presentano certo nuove sfide rispetto alle quali, in futuro, la RC dovrà assumere una posizione decisa, stabilendo a quale livello dovranno essere rappresentati i suoi interessi nell’Italia settentrionale.
Con ciò intendo ad esempio la presidenza ceca della UE nella prima metà del prossimo anno e – in assoluto – l’organizzazione di Expo 2015  a Milano, al cui sostegno ho molto contribuito nella posizione da me precedentemente occupata.
Nel periodo del mio mandato ho avuto l’onore di essere accolto in maniera molto amichevole e di accogliere offerte di collaborazione da parte delle autorità non solo della Lombardia, ma anche di altre regioni dell’Italia settentrionale, che era il territorio di mia competenza. Alla fine del mio mandato come console generale della RC nonché rappresentante e decano del corpo consolare a Milano, ho ricevuto riconoscimenti sia da parte del presidente della regione Lombardia, R. Formigoniho, sia da parte del presidente del consiglio regionale  E. Albertoni per la mia collaborazione con queste istituzioni.
Questi rapporti comportano ovviamente anche la responsabilità di mantenerli e di svilupparli in futuro.
Propro per questo, con il sostegno attivo dell’ambasciatore della RC a Roma, Vladimír Zavázal, abbiamo avviato la trasformazione del consolato generale in casa unica all’interno della quale condensare le attività della RC sul territorio e alla quale abbiamo dato il nome provvisorio di Casa della Repubblica ceca a Milano.
Posso assicurarle che non si è trattato di un compito semplice.
Proprio per questo oggi sono più fiero del fatto che la promessa da me fatta ai nostri amici italiani, vale a dire che la bandiera ceca avrebbe continuato a sventolare ancora a Milano, verrà mantenuta senz’altro.
 
L’accorpamento dell’ufficio milanese di CzechTrade di CzechTourism nella “Casa della Repubblica ceca” porteranno vantaggi in termini di sinergie?
Personalmente mi ritengo molto soddisfatto per il modo in cui è attualmente dislocata la rappresentanza ceca in Italia. Alla collocazione dell’ufficio di Czechtourism a Milano avevamo lavorato due anni fa, l’ufficio di Czechtrade si trovava nel capoluogo lombardo già dal 2000.
Oggi possiamo quindi offrire sia ai nostri connazionali sia ai nostri partner italiani i servizi   completi dell’ufficio di rappresentanza e del Centro ceco a Roma, di Czechtrade e CzechTourism a Milano e dei nostri consolati onorari a Palermo, Napoli, Firenze, Udine, Venezia, Genova (aperto ufficialmente  il 25–6-2008).
Per ciò che riguarda la collaborazione concreta tra gli uffici di CzechTourism e di CzechTrade, essa è stata avviata subito dopo l l’apertura dell’ufficio  a Milano e l’effetto sinergetico è evidente.
Ne è un esempio l’iniziativa comune dei due uffici, patrocinata dall’ambasciatore Vladimír Zavázal, che si terrà il 25 settembre negli spazi dell’ex consolato.
In tale occasione vogliamo presentare ai nostri amici italiani l’idea della Casa della Repubblica ceca e le attività di CzechTrade e Czechtourism, ma anche la regione della Boemia meridionale e la nuova Škoda Superb, nel periodo in cui verrà immessa sul mercato italiano.
 
In qualità di nuovo direttore dell’ufficio di CzechTrade di Milano, quali sono i principali progetti o linee guida che ha intenzione di portare avanti?
Tra le mie priorità più immediate c’è di sicuro lo sviluppo dei rapporti tra CzechTrade e il mondo fieristico italiano. Al momento sto già preparando la partecipazione ufficiale di CzechTrade a tre importanti fiere.
Un’altra priorità è creare una più stretta collaborazione con le camere di commercio per promuovere l’esportazione di prodotti cechi in Italia, nonché costruire una collaborazione – in particolare nel campo dello scambio di informazioni -
con l’Istituto per il commercio estero di Praga.
CzechTrade è l’agenzia governativa di sostegno alle esportazioni e il mio compito è dunque quello di trovare nuove ed ulteriori strade per consentire ai nostri prodotti (intendo con ciò non solo prodotti materiali, ma anche servizi) di essere smerciati in Italia e a Malta, mantenendo ovviamente le strade già in funzione.
Sarei anche lieto di invitare gli investitori cechi a investire in Italia. Credo che la posizione economica del nostro paese abbia già creato le prospettive per un simile passo.
 
Dalla sua esperienza in Italia, che effetti ha notato in questi mesi peri il forte rafforzamento della corona sull’euro?
Il mio giudizio personale rispetto al rafforzamento della corona è assolutamente positivo. Già nel 1989 speravamo che la nostra corona, la valorizzazione economica del nostro lavoro e di quanto era rimasto del patrimonio dei nostri padri dopo i 40 anni del passato regime, si sarebbe rafforzata,  diventando ben presto un equivalente di quelle valute che in noi evocavano un’idea di stabilità e di stile di vita adeguato alle nostre aspettative.
Oggi possiamo dichiarare con orgoglio che il processo di rafforzamento della corona ceca è a lungo termine e – sottolineo – corrisponde in pieno alla forza dell’economia ceca e alla sua posizione all’estero.
Ovviamente non si tratta di una situazione ideale per gli esportatori.  
Io però spero che i nostri esportatori non temano di essere competitivi per le economie europee tradizionali solo grazie a una manodopera a basso costo o ai prezzi contenuti dei prodotti.
Sarei lieto se riuscissimo a riallacciarci alla tradizione ceca, rappresentata da quell’inventiva, da quella qualità e da quella forte volontà che negli anni Trenta del secolo scorso hanno permesso all’allora Cecoslovacchia di collocarsi tra i sei paesi più industrializzati del mondo.

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