Focus macroeconomico
L’inflazione è al culmine, la Banca nazionale ceca riduce i tassi
L’inflazione di luglio non ha riservato grandi sorprese né per ciò che riguarda il suo livello, né dal punto di vista della sua struttura. I prezzi sono aumentati dello 0,5% su base mensile mentre, in linea con le aspettative, sono cresciuti su base annua del 6,9% rispetto al 6,7% di giugno. Dalla struttura dell’inflazione mensile si nota che il suo aumento è da addebitarsi quasi esclusivamente a fattori amministrativi e stagionali. Nel gruppo abitazione sono aumentati soprattutto i prezzi del gas metano (quasi del 10%), i prezzi dei combustibili solidi e degli affitti. A rincari stagionali è legata la crescita, pari quasi al tre per cento, dei prezzi relativi ai capitoli ricreazione, spettacolo e cultura. Sui prezzi dei prodotti del tabacco, aumentati di oltre il 2%, ha cominciato a riflettersi con sei mesi di ritardo l’aumento dell’imposta sui consumi. Per contro la flessione stagionale dei prezzi della verdura nonché il ribasso di abbigliamento e calzature, in conseguenza delle svendite estive, hanno avuto un effetto attenuante sull‘inflazione. A luglio anche gli automobilisti hanno potuto tirare almeno un piccolo sospiro di sollievo quando, dopo due mesi di crescita vertiginosa, i prezzi dei carburanti sono lievemente calati.
Benché, dopo la flessione incerta dei mesi precedenti, l’inflazione internazionale si sia di nuovo spostata verso l’alto, nulla lascia pensare che possa trattarsi di un nuovo trend. Per i mesi a venire prevediamo al contrario una certa stabilità o un lieve calo dell’inflazione che sarà seguito da una sua più brusca flessione alla fine di quest’anno e all’inizio del prossimo in relazione all’alto livello di comparazione e all’impatto della corona forte. Su un analogo scenario si è basata anche la ČNB nel corso della propria riunione di politica monetaria in agosto. Il consiglio della banca ha approvato all’unanimità la riduzione al 3,50%, ossia di un quarto di punto percentuale, dei principali tassi di interesse. Durante la seduta sono state oggetto di discussione anche proposte alternative volte a lasciare inalterati i tassi, o a ridurli di 50 punti base, tuttavia il consiglio, alla fine, non le ha sottoposte a votazione.
Per deliberare i membri del consiglio avevano a disposizione la nuova previsione macroeconomica della sezione valutaria della banca. La stima di crescita economica per gli anni 2008 e 2009 è stata ridotta rispetto alle previsioni precedenti, mentre nell’orizzonte della politica valutaria la stima riguardante l’inflazione e i tassi di interesse si è spostata verso l’alto. Malgrado si ritenga che il tasso Pribor 3mm aumenti rispetto alla previsione precedente, per il suo andamento futuro si prevedono uno o due ulteriori riduzioni di un quarto di punto percentuale del tasso base entro la fine dell’anno in corso. Le previsioni macroeconomiche della banca per l’anno 2009 sono per tassi stabili nel corso del prossimo anno. Come fattori antiinflazionistici la banca ha individuato nella nuova previsione la corona forte e le ultime variazioni in corso nei prezzi dei beni. D‘altra parte la crescita dei salari, superiore alle aspettative, è stata considerata il principale rischio inflazione. La maggior parte dei membri del consiglio della banca ha tuttavia messo in dubbio tale rischio, adducendo ai crescenti problemi finanziari nella sfera imprenditoriale.
Dal momento che i dati economici degli ultimi giorni sono stati nel complesso più deboli di quanto non si prevedesse, siamo inclini a pensare che la ČNB quest’anno diminuirà ancora una volta i tassi di interesse. Per la fine dell’anno attendiamo un tasso repo a due settimane al livello del 3,25%.
L’economia rallenta più velocemente di quanto ci si aspettasse
Stando alla stima preliminare dell’Istituto di statistica, nel secondo trimestre la crescita del prodotto interno lordo (PIL), depurata dei fattori stagionali, è rallentata al 4,5% annuo rispetto valore corretto del 5,1% relativo al primo trimestre. Il mercato si aspettava invece che la crescita rallentasse fino al 4,9% rispetto al valore originale del 5,3%. Non depurato da fattori stagionali il PIL è cresciuto nel periodo aprile-giugno addirittura solo del 4,3%. Nella prima metà di quest’anno l’economia ceca ha dunque perso capacità di rendimento con maggiore velocità rispetto alle aspettative.
La struttura della crescita non è stata ancora pubblicata, ciò nonostante la relazione di accompagnamento ha mostrato che la flessione dell’attività economica è da addebitare ad una crescita più debole dell’Unione europea, alla corona forte, all’alto livello comparativo dello scorso anno e alla frenata dei consumi. D’altro canto si è accennato al miglioramento verificatosi nella bilancia commerciale di merci e servizi. Ciò pare non contraddire la nostra ipotesi che anche il miglioramento delle esportazioni non è stato in grado di compensare la dinamica negativa della crescita del consumo interno penalizzato dall’alta inflazione. In un’ottica annuale riteniamo che, accanto al consumo privato, neanche gli investimenti netti in capitale potranno evitare un rallentamento legato al calo delle attività di investimento.